giovedì 12 aprile 2012

Risposte comportamentali ai dubbi etici alimentari

I casi etici nella catena alimentare sono pittosto vari. Ognuno di noi cerca di trovare una risposta in equilibrio con la propria percezione dell'intorno:
<<Di seguito presentiamo un interessante elenco di possibili risposte comportamentali ai dubbi etici alimentari (anche mediate da bias) che coinvolgono la persona e la sua dieta:
Ecotariani: «“Ecotariani” è il neologismo che è stato coniato per definire consumatori che pensano all’impatto ambientale. Il termine indica tutti quegli individui che si nutrono esclusivamente di cibi sostenibili, prodotti cioè in modo del tutto ecologico con una particolare attenzione alle fonti energetiche. Il motto degli ecotariani è mangiare senza danneggiare l’ambiente; ciò, declinato nella spesa quotidiana, vuole dire acquistare ingredienti prevalentemente organici, possibilmente prodotti non lontano da casa, e non mangiare carne. Quello che conta per gli ecotariani è infatti capire la storia che c’è dietro ogni singolo ingrediente e quale quota di inquinamento esso produca nel processo di produzione (Zuppello, 2008)» (Franchi, 2009:172). Va sottolineato che questi comportamenti nascono da un Bias etico con conseguente riduzione degli spazi e dell’espressione personale.
Urban Farmers: è una forma di rispetto per l’ambiente mediato dal principio di autarchia alimentare, dove si cerca di produrre da soli ciò che serve. Nonostante l’aspetto ricreativo che è molto positivo (soprattutto per chi ne ha bisogno per vivere bene), c’è da valutare invece quanto  sia davvero efficace questo tipo di comportamento soprattutto in termini economici. «Le esperienze di coltivazione di piccoli giardini per l’autoconsumo si diffondono nelle grandi città come Milano, Roma, New York. Anche se talvolta alla fine dell’esperimento la cifra spesa per organizzare il proprio piccolo orto domestico eccede quella per l’acquisto dei prodotti…» (Franchi, 2009:180). Queste esperienze servono proprio per una soddisfazione personale e anche dal punto di vista dell’impatto ecologico non è detto che ci sia una vantaggio per l’ambiente. In ogni caso, l’attività fisica e il contatto con altre persone hanno una funzione sociale e fisiologica altissima. Inoltre consente il consumo di prodotti che non derivano dalla distribuzione organizzata e danno perciò al soggetto un forte gradimento psicologico. Tra le risposte comportamentali riportate in questo elenco, questa è una di quelle che manifesta il minore Bias etico.
Freegans: è un movimento di origine Newyorkese nel quale i seguaci «[...] raccolgono abiti e cibo e vivono con quello che gli altri scartano» (Ibidem). Quindi, per prima cosa ci deve essere qualcuno che produce per loro, il che renderà il fenomeno di limitata entità. In questo comportamento si possono leggere due aspetti: c’è un’ansia per le cose buttate, la paura del perdere il passato, ma forse (più importante) c’è la percezione dello spreco che si lega anche ad un disagio sociale. Il problema è che la risposta comportamentale è mediata da un bias etico: «[...] i freegan sono persone che, per protesta contro una società che considerano eccessivamente consumistica, vivono di ciò che tutti gli altri scartano, recuperandolo dai cassonetti[...]» (Margherita Fronte, Corriere della Sera, 09 gennaio 2011). Non va dimenticato però il fatto che, come dice una microbiologa nello stesso articolo, «nell’immondizia c’è di tutto e gli alimenti possono venire in contatto con sostanze chimiche nocive e microrganismi patogeni. Queste contaminazioni non si vedono a occhio nudo e possono benissimo essere presenti anche in cibi apparentemente integri». Il bias etico, condito anche da una buona dose di ignoranza nella materia specifica, fa compiere delle sciocchezze. Non è detto comunque che qualche soggetto particolarmente capace non possa riuscire a vivere in questo modo, chiaramente andando incontro a dei grossi rischi. Non va dimenticato che in queste scelte di vita ha un grande importanza il senso di appartenenza al gruppo che si comporta nella stessa maniera e condivide la stessa etica.
Vegetariani «sono coloro che aboliscono dalla dieta quotidiana carne e pesce assumendo le proteine dal consumo di prodotti derivati da animali vivi come uova, latte, formaggi» (Franchi, 2009:86).
 I Vegani «evitano tutti gli alimenti di origine animale, miele compreso, e assumono le proteine dai legumi integrandole con prodotti che garantiscono la vitamina B1» (Ibidem).
Vegetaliani sono definiti i vegetariani che eliminano «anche il consumo di uova e derivati del latte, il che, nella sua forma più rigida, comporta la cancellazione dalla dieta anche di quegli alimenti che hanno ingredienti di origine animale “nascosti”, di cui il consumatore non è solitamente consapevole [...]» (Beardsworth, 2004:547).
Crudisti: sono coloro che adottano la «dieta vegetariana limitando la cottura degli alimenti ad una temperatura che preservi vitamine ed elementi aromatici» (Franchi, 2009:86).
Macrobiotici: coloro che sulla base di «una visione olistica [movimento filosofico] del mondo, si cibano solo di prodotti naturali, biologici: cereali, verdure, legumi, riducendo al minimo gli alimenti di origine animale e rifuggendo quelli raffinati» (Ibidem).
Gruppi di acquisto solidale (GAS): «[...] in accordo con una fattoria, si fanno carico della distribuzione diretta per eliminare completamente la distanza dalla produzione al consumo. I GAS nascono da una riflessione sulla necessità di un cambiamento profondo del nostro stile di vita. Come tutte le esperienze di consumo critico, anche questa intende immettere una “domanda di eticità” nel mercato per indirizzarlo verso un’economia che metta al centro le persone» (Franchi, 2009:172). Anche in questo caso abbiamo la limitazione del tempo personale per una questione etica, derivante dalla ricerca di un equilibrio psicologico e questi GAS sembrano essere una soluzione per le persone che li promuovono.
Tutti questi sono esempi di posizionamenti finalizzati a trovare una personale coerenza tra se stessi ed il mondo percepito. Si potrebbe approfondire, o aggregare le varie componenti per gruppi (ad esempio quella del vegetarianismo, che rivela al suo interno tutta una serie di altre declinazioni) ma l’interesse è quello di mettere in evidenza le varie casistiche e i posizionamenti legati ad un disagio etico alimentare di diversa origine.>>
(Testo tratto dal libro "Il Piatto Piange" di Andrea Meneghetti http://www.lulu.com/)

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