domenica 15 aprile 2012

La Vivisezione

<< Caso studio: la vivisezione

Le ragioni che hanno portato alla nascita di movimenti antivivisezione sono molto simili alle motivazioni che spingono la gente a fare una scelta vegetariana: non si accettano le sofferenze degli animali destinati alla macellazione o, in questo caso, le sofferenze a cui sono sottoposti per gli scopi di ricerca scientifica o cosmetica.
Gruppi antivivisezione premono per l’abolizione dell’impiego degli animali per gli esperimenti di ricerca. A seguito di queste pressioni la Commissione Europea (Direzione Ambientale) ha avviato delle attività per modificare una legislazione ritenuta non più adeguata. Cos’ha portato a questa inadeguatezza? Chiaramente un cambiamento dell’etica.
Infatti, è intuibile che gli esperimenti sugli animali non siano più cruenti o crudeli di quelli che avvenivano 20 anni fa. Ma anche se lo fossero non cambierebbe di molto il concetto, visto che la maggior parte degli animali da laboratorio sono destinati a morire o a soffrire di malattie indotte. Ciò che cambia è che molte più persone, anche a seguito di campagne mediatiche, non sopportano più l’idea di sapere che questi animali soffrono, anche se si rendono conto che quegli esperimenti potrebbero salvare vite umane o comunque renderle meno difficili.
Di estremo interesse, poi, il fatto che buona parte delle azioni di protesta siano rivolte a favore dei primati non umani (scimmie) e degli animali di compagnia (cani e gatti in primis).
Caso delle scimmie. Lo sviluppo neuronale dell’uomo e della scimmia sono ampiamente comparabili, tranne che per lo sviluppo del SNC (Sistema Nervoso Centrale, il cervello). Questa rassomiglianza e l’aumento delle conoscenze su questa specie hanno aumentato l’attenzione e l’empatia per le sofferenze a cui vengono sottoposte queste cavie. Inoltre, le modalità di manifestazione del dolore sono del tutto comparabili a quelle dell’uomo (espressioni facciali, urla, pianti, lacrime ecc.).
Caso degli animali da compagnia. La simbiosi e l’affetto che parte della società prova per cani e gatti ha aumentato la rilevanza etica, così da creare questi movimenti di opinione.

Possiamo elencare ed analizzare alcune delle proposte per la Direttiva Europea sulla vivisezione:
- Non si potranno utilizzare nei laboratori per gli esperimenti gli animali raccolti per strada o abbandonati. Si potranno usare solo gli animali allevati appositamente escludendo primati e animali da compagnia. Analisi: cosa cambierà rispetto a prima, visto che ci saranno egualmente animali che soffriranno? Cambia a livello psicologico: allevia il senso di colpa per il dolore che gli animali devono subire. C’è poi da ricordare che i randagi risultano essere un peso per la società in termini di costi per il loro mantenimento: è più giusto nutrire loro o i senzatetto delle stazioni ferroviarie?
- Si dovrà minimizzare l’uso degli animali da laboratorio. Analisi: l’aumento delle conoscenze, oltre a cambiare l’etica, cambia anche la tecnica. Si suppone, a livello di credenza popolare, che ci siano delle tecniche di laboratorio (genetiche, informatiche, chirurgiche ecc.) che possano sostituire l’uso massivo di cavie per esperimenti.
- Si richiede di regolare l’uso di animali con un alto livello di sensibilità neurofisiologica, come nel caso dei primati non umani. Analisi: si è scoperto di più sulle capacità di sofferenza di questi esseri viventi e c’è l’esigenza psicologica di limitarne l’impiego per la  ricerca. Quando non si era a conoscenza di questa situazione o, meglio, questo senso etico era poco diffuso, non emergeva interesse a regolamentare il settore. Era importante solo lo scopo della ricerca.

Tutto spiega che è possibile che cambi la percezione dell’animale in sé. Ma se da un lato si hanno effetti comportamentali che implicano maggiore attenzione, dall’altro si verificano anche casi di cortocircuito etico. Non dobbiamo mai dimenticare che alcuni esperimenti mirano a migliorare la vita umana (cosmesi), ma altri anche a salvarla (esperimenti su tumori, malattie genetiche ecc.), e una legislazione troppo severa può limitare le possibilità di ricerca riducendo i vantaggi per l’uomo ed il numero di vite salvate, a vantaggio della salvaguardia della vita di animali: in questo passaggio si manifesta il cortocircuito etico, se la vita umana passa in secondo piano rispetto a quella dell’animale.
Consideriamo la seguente riflessione di Mepham (2008:31): «In una interpretazione della Teoria Utilitarista, i vantaggi per le persone obese obiettivo della ricerca in questione dovrebbe ampiamente superare il dolore di pochi topi. I topi, dopo tutto, non hanno un’intelligenza comparabile a quella delle persone; quegli specifici topi, che potrebbero finire facilmente in bocca a un gatto, esistono e sono nutriti solamente per uso sperimentale e sono in ogni caso protetti dalle severe norme del benessere animale». Questa, che dall’autore viene definita come una “forma standard” di difesa dell’uso di animali nella ricerca medica, è in realtà, nient’altro che la giustificazione etica per trovare un equilibrio psicologico nell’allontanamento del senso di colpa.
Il tutto, comunque, non si giustificherebbe se non ci fosse alla base una differente percezione dell’essere umano e dell’animale da parte dell’opinione pubblica rispetto ai ricercatori.
L’altro risvolto per cui si è ricordata la realtà delle cavie da esperimento, è l’analogia del loro disagio e sofferenza con quelli subiti dagli animali da allevamento negli abituali metodi di macellazione che però nessuno vede e di cui pochi parlano. >>

(Testo tratto dal libro "Il Piatto Piange" di Andrea Meneghetti vedi qui)

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