martedì 10 aprile 2012

Il problema: la carenza alimentare

Ci sono due discordanti filoni ideologici che dominano il campo per la riduzione della carenza alimentare (riduzione della fame nel mondo): da un lato, infatti, vengono proposte o imposte politiche di riduzione dei consumi e dell’impatto dell’uomo sul pianeta Terra, dall’altro si invocano politiche di sviluppo e sostegno (anche alimentare) in quelle aree del pianeta definite “secondo e terzo mondo”. In altre parole, ci troviamo di fronte a messaggi contrapposti: si dice che si vuole ridurre la fame nel mondo e nel contempo si dice che la popolazione mondiale è troppo numerosa e che le emissioni di CO2 per le attività umane devono essere ridotte, affermando che o si cambiano radicalmente gli stili di vita (andando a piedi, riducendo l’uso dei beni di consumo, ecc.) o il sistema mondiale esploderà; ma allora che senso avrebbero le auspicate politiche di sviluppo? Le soluzioni possibili sembrano andare in direzioni contrastanti.
C’è da considerare poi come le ipotesi di risoluzione del problema alimentare appaiano fantasiose e senza basi scientifiche ed economiche; lo scopo è infatti sfruttare l’empatia della gente verso un problema di forte impatto emotivo; la debolezza psicologica che impedisce di vedere soffrire un altro essere vivente (non solo umano) viene usata come una leva per influenzare il comportamento delle masse a favore di ben altri interessi, non certo per cercare di superare un problema che, appunto, non ha soluzione e forse non è neanche un problema.
Che la carenza alimentare sia fisiologica?
Quanto è forte la competizione sulle fonti alimentari?

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