mercoledì 9 maggio 2012

EXPO 2015 - Il Fatto Alimentare



Prendo spunto da un post del sito “Il Fatto Alimentare” per parlare di una situazione molto interessante che ha valenze non solo nazionali e che riguarda l'etica alimentare ma, soprattutto, la morale ed i flussi informativi ad essa legati: l'EXPO del 2015 sull'alimentazione.

Nonostante io non sia ben visto dai gestori del sito, mi sento di riprendere in pieno l'articolo (leggi qua) del preparatissimo Roberto La Pira che però, secondo me, sconta (guarda caso) un bias etico ed ideologico quando si parla di alimenti e di alimentazione.

Senza divagare, arriviamo al nocciolo del problema: c'è da domandarsi cosa sarà di questo Expo che l'Italia, ma soprattutto Milano, dovrebbe organizzare e per il quale è stato indicato il “sottotitolo” <<nutrire il pianeta – energia per la vita>>.

Secondo La Pira, l'organizzazione è in alto mare e anche dall'esterno, a mio avviso, sembra non esserci una vera idea di fondo.

Il grosso problema di questa situazione, secondo me, è che non si è capito cosa si vuole fare: da un lato c'è l'intuizione del fatto che nel futuro il problema energetico e alimentare creerà davvero dei problemi, dall'altro lato c'è l'esigenza di dare all'Expo una dimensione economica, sia per riprendere i costi dell'investimento da parte del paese ospitante che per far divenire conveniente alle aziende “comprare” ed investire su degli spazi espositivi.

Purtroppo c'è stata una “deriva etica” per quanto riguarda il primo aspetto che ha inficiato la possibilità di strutturare l'evento in una dimensione economicamente sostenibile.

Mi spiego meglio, quando si “vuole salvare il mondo”, cosa che a mio avviso è impossibile, lo si fa principalmente “nella testa della gente”. Cioè mediaticamente si creano delle suggestioni per coinvolgere la gente in questa “ipnosi collettiva”.

Bene, per fare ciò bisogna investire molti soldi, che al momento non ci sono.

Dall'altro lato le aziende che espongono, avranno la voglia di partecipare all'evento perché risulteranno essere coloro che con i loro prodotti potranno trovare la soluzione al problema, o parte dello stesso.

Al momento invece ci troviamo in una fase in cui i principi proposti (del tutto utopici) non si incontrano con i desiderata delle aziende (fare soldi eventualmente anche illudendo il compratore).

L'Expo finirà davvero per essere poco più di una fieretta enogastronomica se non si riuscirà a sterzarne la direzione su obiettivi fattibili facendo incontrare gli interessi di tutti, nonché quelli dei visitatori che devono trovare, incontrare, vedere cose che non potrebbero altrove ed è chiaro che in questo periodo di multimedialità è un fatto che aggrava la situazione per chi lo deve organizzare.

In conclusione, faccio un esempio, spero chiarificatore: la chiave di volta dell'esposizione non si trova perchè i semi-archi della struttura (ideologica) hanno dei raggi che non si possono comparare nemmeno per dimensioni e la costruzione crolla....

Andrea Meneghetti

2 commenti:

  1. Caro Mereghetti.
    provi solo a mettere uno dietro l'altro i temi presentati all'esame di Parigi che hanno meritato l'apprezzamento favorevole del GIE: coinvolgono tutta l'economia del pianeta, ma vanno affrontati con l'atteggiamento della leadership di strategia, una strategia al di sopra delle parti e prendendo la parte di tutti gli interessi delle parti, per territorio, cultura, moda, piacere, bisogni, risorse. Non occorrono capitali importanti per impostarne la strategia: lo prova il draft del DRAFT da presentare al comitato esecutivo di FAO, Cibo e Sicurezza, a cui si era aggiunta per EXPO energia, per FAO l'ambiente e sua sostenibilità.
    In tre anni si sarebbe potuto indire un piano e indicare la strategia, di chi è responsabile, al il comitato strategico di FAO ad hoc. EXPO si presenta per il pianeta, ma EXPO Milano 2015 non sa nemmeno che esista, o forse lo sa solo qualcuno che sfidato a tenerlo nascosto, per una conferenza da fare all'apertura sotto le tende... divugando la soluzione miracolosa, "risotto giallo"...del giorno o saltato...

    Provo a credere ancora in una coda diabolicamente scodinzolante fino a fine 2012, poi penso che GIE o perderà la faccia o passerà la palla per una giocata al di là della sfera terrestre, agli antipodi di Milano... ossia nell'Oceano Pacifico meridionale, dove i millantatori di cultura potranno liberamente essere lasciati alla deriva.

    AA
    AA

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  2. Caro Vincenzo,

    la sua tesi è suggestiva e sicuramente è più preparato di me sull'argomento, ma mi permetta di dire che non ci fa intravvedere ancora una soluzione al problema. Certo, non spetta a lei trovarla.

    Per quanto riguarda lo sblocco della situazione, mi pare che sia molto probabile lo scenario da lei delineato.

    In conclusione non ci rimane che stare a guardare. Credo comunque fermamente che ci sia uno scollamento tra idealità e realtà nel progetto residuo che stanno proponendo.

    Saluti

    Andrea Meneghetti

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