lunedì 16 luglio 2012

Insetti come alimento

Per affrontare questo argomento, sfrutto questo articolo del Corriere della Sera ricordando che considerare una fonte biologica come alimento, dipende molto dalla percezione della stessa che abbiamo.

Gli insetti sono usati da tempi immemorabili come fonti alimentari e visto che noi (intesi come paese Italia) non ne consumiamo molti (in maniera volontaria) non significa che questi non siano delle sane fonti nutrizionali.

Per esempio il consumo delle lumache (molto diffuso in Italia e in Francia) si inserisce già in questo ambito anche se per molti sarebbero comunque un pasto da evitare perchè percettivamente lo trovano disgustoso.

In paesi asiatici ed in particolare in Tailandia, gli insetti rappresentano, però, una normale fonte alimentare.

Ricordo che, a nostra insaputa, i prodotti alimentari che ogni giorno consumiamo sono pieni di residui di insetti. In particolare le farine (e tutti i prodotti in cui vengono usate), le marmellate, i succhi di frutta, i vini (ma la lista potrebbe continuare) contengono componenti che derivano da insetti, anche se presumibilmente in piccolissime quantità come zampe, antenne, emolinfa (a seguito dello schiacciamento dell'insetto nelle operazioni di trasformazione), parti di esoscheletro e apparati tegumentari vari.

Negli ultimi anni, molti studiosi (ma anche nell'articolo se ne parla) hanno proposto che gli insetti vengano allevati come fonte alternativa alle proteine animali per ridurre l'impatto degli allevamenti animali e del loro inquinamento e per limitare il consumo delle risorse ittiche di mari e fiumi.

Per fonti che suppongo attendibili, però, ciò che la FAO dice essere un cibo economico e a basso impatto, cioè gli insetti, in realtà a seguito del loro allevamento, diventano dei prodotti anche più costosi di carne e pesce e il cui livello di inquinamento nell'ambiente e di residui chimici nell'alimento è ancora tutto da valutare. A proposito di quest'ultimo punto, per il fatto che anche gli insetti subiscono attacchi parassitari, il trattamento "in massa" degli insetti di allevamento con anti-parassitari per ridurre le perdite produttive, potrebbe non garantire la salubrità di questo specifico alimento.

In altre parole, non è detto che seppur sani questi alimenti possano venire accettati sia in qualità che in quantità dal nostro organismo che si è evoluto in una certa maniera

Infine vorrei ricordare che non basta cercare delle fonti alternative alle proteine per risolvere un problema che tornerà fuori con sempre maggiore vigore nei prossimi anni a seguito dell'aumento della popolazione mondiale. Infatti, come riporto nel libro a proposito di altre ricerche sullo stesso argomento:
<< Guardando il problema da un’altra prospettiva, al posto del consumo di carne si stanno cercando di promuovere fonti proteiche alternative per lo sviluppo della popolazione mondiale: la soia per fare il Tofu e il Miso; il glutine di frumento tenero, farro e kamut per fare il Seitan; si stanno inoltre facendo ricerche per ricavare, tramite lieviti e funghi, da carboidrati, cellulose e altri substrati vegetali, alimenti ad alto contenuto proteico che teoricamente vorrebbero sostituire il prodotto animale insufficiente, inquinante ed eticamente controverso. C’è solo un’obiezione a questo: se, come abbiamo visto, anche i bovini sono geneticamente strutturati per mangiare erba e non granaglie, anche il nostro organismo, ma soprattutto il nostro gusto è geneticamente determinato per preferire la carne, sia come struttura e consistenza (texture) che come sapori ed odori (flavour). >>

In altre parole, non è detto che seppur sani questi alimenti possano venire accettati sia in qualità che in quantità dal nostro organismo che si è evoluto in una certa maniera.

Andrea Meneghetti

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