giovedì 14 giugno 2012

McDonaldizzazione 3/3

<< Caso studio: McDonald’s licenza una dipendente per una fetta di formaggio

Una commessa dipendente della catena McDonald’s è stata licenziata in tronco interrompendo con 5 mesi di anticipo il contratto a tempo determinato che la legava alla società per aver aggiunto una fetta di formaggio al panino, regolarmente pagato, destinato ad un collega. Un semplice hamburger era così diventato un cheese burger ed il collega avrebbe dovuto pagare un supplemento di qualche centesimo di euro (Corriere della Sera, 27 gennaio 2010).
La società ha ritenuto di essere stata danneggiata dal gesto compiuto dalla commessa, considerato una violazione delle regole interne che prevedono appunto il divieto di trattamenti di favore nei confronti di amici, famigliari o degli stessi colleghi.
Il giudice della città di Leewarden (Nederlands) ha ritenuto davvero spropositata la misura del licenziamento per una violazione di così lieve entità. Secondo il tribunale un semplice avvertimento sarebbe stata una misura più che sufficiente. La catena di fast food è stata condannata a risarcire la propria ex dipendente con una somma di circa 4200 euro, ovvero la somma corrispondente ai cinque mesi di lavoro persi.
Questo fatto ci fa capire come i dipendenti di questa catena (ma comunque in generale in queste forme di ristorazione) sono considerati come delle “bestie”, non una risorsa su cui investire, per cui vanno sfruttati e spaventati. Inoltre la mancanza di flessibilità della direzione ne ha dimostrato anche la stupidità, visto il maggiore danno procurato in termini di costi superiori. Anche se forse in questo caso funziona comunque il detto “punirne uno, per educarne cento”.
Va analizzato lo spropositato potere della multinazionale sul dipendente: oltre a non dargli sicurezza per il futuro, perché solitamente il lavoro riguarda contratti a tempo determinato e ad alto turnover, può rovinargli la vita. Se il più piccolo errore viene considerato così gravemente, si verifica una oggettiva condizione di sudditanza psicologica nella quale è facile subire angherie e limitazioni della libertà.
Nel caso in oggetto, ad equilibrio parziale, ha agito l’autonomia della magistratura, ma si può capire che nel momento in cui azioni di lobby di alcuni gruppi economici ricattino lo Stato, le istanze del singolo saranno facilmente calpestate. Infatti il riconoscimento del danno economico e morale a questa dipendente è stato davvero irrisorio.>>

(Testo tratto dal libro "Il Piatto Piange" di Andrea Meneghetti vedi qui)

Nessun commento:

Posta un commento